Le ricerche del gruppo sono rivolte a dominare razionalmente le grandi possibilità espressive dei mezzi elettronici.

Suoni bianchi e suoni colorati, battimenti e rapporti densità rarefazione, rappresentano soltanto alcuni esempi del nuovo lessico con cui si esprimono gli “artigiani” della musica elettronica. Dicendo musica ci siamo sbilanciati, ma chiediamo venia agli organizzatori della mostra concerto padovana.
“Nuove proposte sonore”, che scegliendo questa formula antipolemica hanno voluto sottolineare il carattere sperimentale della loro produzione, se il nostro lessico faticherà di quando in quando a seguirli nelle loro esperienze, così strettamente legate, come fu per la musica nel Medioevo, alle arti del quadrivio, piuttosto che a quella cultura storico-estetico-letteraria, che in tempi più recenti ci ha fatto nascere la convinzione di poter avvicinare per suo tramite il mondo dei suoni.
Ma ancor più indietro nella storia della musica ci hanno ricacciato le teorie che autori e organizzatori di “Nuove proposte sonore” sono venuti esponendoci nel corso di una breve intervista: addirittura agli albori della civiltà musicale dell'Occidente, al mondo ermetico delle teorie pitagoriche, quando la meraviglia dei leggendari esperimenti sulle diverse incudini percosse e le ricerche sulla mensurabilità dell'altezza dei suoni proporzionale alla lunghezza delle corde sollecitate aprivano ai mistici della Magna Grecia un universo inesplorato e di per sé stesso affascinante, nell'identificarsi di arte e scienza, alla scoperta dell'armonia dell'universo.
Se ci permettiamo di definire questa nascente scuola padovana come “neopitagorica” non è però soltanto per il carattere sperimentale delle sue ricerche elettroniche, che è comune agli studi di fonologia di tutto il mondo, da Colonia a Baden-Baden, da Bruxelles a Princetown, da Parigi a Milano, Firenze, Roma, Varsavia o Tokio, ma per un motivo più preciso, per la poetica stessa del gruppo padovano, intesa a reperire una struttura razionale valida di per sé, intorno alla quale organizzare coerentemente il vastissimo materiale sonoro che gli strumenti elettronici sono in grado di fornire.
“Prima dl tutto - ci ha detto Taresa Rampazzi che con Alfonsi e Chiggio forma lo staff padovano - noi intendiamo costruire strutture foniche basate esclusivamente sui mezzi elettronici, privi di qualsiasi caratterizzazione timbrica, fermamente decisi a non camuffare le frequenze sinusoidali per adattarle ai vecchi schemi di comunicazione espressiva, e a non mescolarli con gli strumenti tradizionali in patetici dialoghi da ultimo addio. Il momento del distacco dalla tradizione è ormai arrivato e questo distacco, messa da parte ogni esitazione, si sta finalmente attuando tanto più drasticamente quanto più è sentita l'urgenza di dominare razionalmente le infinite possibilità dei nuovi mezzi”.
- Vuol dirci quali sono stati i tentativi più recenti e significativi di organizzare razionalmente i nuovi oggetti sonori?
- Fra gli autori presenti alla mostra, Zaffiri nei suoi Triangoli ha cercato di trasferire in campo sonoro i parametri geometrici delle sue figure, Gelmetti ha approfondito invece lo studio delle "fasce", cioè delle emissioni simultanee (o sommate) di suoni sinusoidali semplici, Grossi invece mira a contrapporre degli imponenti blocchi sonori e i risultati cui è giunto servendosi di calcolatori elettronici sono frutto di una rigorosa metodologia scientifica, ma richiamano in campo acustico la plasticità della scultura. Si tentano molte vie, e i diversi risultati saranno confrontati in un convegno che si terrà a Firenze a fine giugno. Quello che accomuna i più recenti sperimentatori è comunque il rifiuto di tutta la poetica espressionistica e post-romantica, e il corrispondente sforzo di ottenere la massima purezza formale.
- Abbiamo avuto tuttavia, signora, l'impressione che i risultati più validi emergano proprio sul piano di una espressività nuova per il mezzo impiegato, ma antica per la sua tematica intessuta di emozioni fondamentali e catalogate, mentre quanto risulta oscuro più che mai all'ascoltatore è proprio la premessa scientifica che sta dietro le realizzazioni determinandone la struttura.
- Noi abbiamo invece fiducia nell'approfondimento degli schemi logici, intesi come il più alto e generalizzato livello di comunicazione, mentre gli equivoci appelli all'affettività o agli stimoli di natura emotiva, ideologica, visione del mondo e simili, rappresentano proprio quanto desideriamo eliminare
Quanto a noi, non giureremmo certo sulla comunicatività che dovrebbe instaurarsi fra l'homo sapiens e i prodotti estetici dei cervelli elettronici, né sul “generalizzato livello di comunicazione” attribuito ai più esoterici schemi geometrici, matematici: ma le poetiche passano e non di rado le opere restano per tutt'altro motivo che le poetiche. Ma come non apprezzare intanto la serietà d'impegno e la modestia di questi “neopitagorici” compositori che si definiscono “artigiani” e che chiamano le loro creazioni semplicemente “proposte sonore” e, per finire, in quest'epoca di etichette, col lasciarsene appiccicare una dai giornalisti?

Paolo Veronese

PADOVA - Una sconcertante partitura corrispondente ad una composizione di musica elettronica presentata alla mostra-concerto "Nuove proposte sonore".
Figura ordinaria - Esperienza triangolare" di Ettore Zaffiri.